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L’invenzione del futuro di Danilo Dolci
di Franco Lorenzoni*
Danilo Dolci a Partinico, in provincia di Palermo, 1963. (Ferdinando Scianna, Magnum/Contrasto)
“Ciascuno cresce solo se è sognato” è un verso noto e citato spesso nel mondo dell’educazione attiva. Assai meno nota è la vita di Danilo Dolci, nato il 28 giugno di cento anni fa a Sesana, allora in provincia di Trieste. Eppure i pensieri e le azioni di uno dei maggiori animatori di lotte nonviolente organizzate dal basso hanno molto da insegnare, ancora oggi, a chi creda all’educazione come terreno di emancipazione sociale.
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Questioni e polemiche
di Tommaso Fiore
Non fu un puro caso che, fuggendo in Francia, Salvemini consegnasse a Gobetti un mio scritto su Giolitti, che apparve fuori a metà del '23 su «Rivoluzione Liberale ». Appunto! Rivoluzione, non conservazione, e libertà in funzione di rottura col passato, non già di consolidamento di esso. Che cosa possiamo conservare noi del Mezzogiorno? Quale inesistente vita civile, quali libertà, quali classi dirigenti, quale assetto sociale?
Francesco Radino, paese della Lucania.
Oggi è opportuno ricordare, del grande amico di cui non conobbi Il volto se non dopo morte, la lezione da lui data al suo maestro Einaudi: «Anche il movimento popolare è un mirabile esempio di liberalismo, anch'esso nasce senza una teoria ». Ovvero anche: «Una democrazia vera deve nascere sul terreno storico del marxismo, e i democratici italiani che, sulle orme del buon Colajanni, imprecano a Marx, sono fior di reazionari ». Dopo questo, verrà uno scrittore del «Mondo » a rimproverarmi di esser passato dall'altra parte, di aver quasi tradito il liberalismo!
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Chi mistifica la storia insulta anche mio padre e gli alpini mandati a morire
di Marco Revelli
Equiparare il prima e il dopo 8 settembre è un’offesa alla memoria. E i giudici ricordino che le braccia tese non sono episodi innocenti
Archivio Nuto Revelli
"Per l'Italia sempre…, prima e dopo l'8 settembre 1943”. Questo titolo del calendario dell'esercito 2024, "fortemente voluto” dalla sottosegretaria Isabella Rauti, è un insulto alla storia. Ignora che quella data ha spaccato la vicenda nazionale in due parti tra loro contrapposte. Quel giorno, quando l'esercito italiano si sciolse con vergogna, rappresentò il punto di arrivo della rovinosa caduta del nostro Paese provocata dal fascismo e dalle sue guerre d'aggressione: la morte di quella Patria che il Regime avrebbe voluto esaltare e che invece distrusse.
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La repubblica italiana è nata dalle ceneri dell'8 settembre
di Daniele Susini
E' una data spartiacque, in cui inizia la presa di coscienza collettiva di ciò che è stata la dittatura fascista Seguiranno mesi terribili, ma è questo il punto di partenza fondamentale per la creazione di una nuova Italia
Il maresciaIIo BadogIio FOTO AP
«Il governo italiano, riconosciuto l'impossibilità ai continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Di conseguenza, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza».
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Dall'autobiografia inedita di Tommaso Fiore
La collera popolare dell'aprile 1919
Il brano che segue fa parte dell'autobiografia inedita scritta da Tommaso Fiore negli ultimi due anni della sua vita, e si riferisce a uno degli episodi più noti della lotta antigiolittiana nei comuni della Puglia, contro i deputati trasformisti tante volte messi sotto accusa da Gaetano Salvemini, tra i quali la letteratura meridionalista ricorda soprattutto l'onorevole De Bellis.
L'on. Pasquale Caso, deputato da varie legislature, roccaforte del giolittismo nel grosso centro rurale delle Murgie, dopo una dura lotta popolare guidata da Tommaso Fiore alla testa del movimento dei combattenti, fu battuto nelle elezioni amministrative e Tommaso Fiore prese il suo posto.
L'incendio al municipio di Altamura che avvenne esattamente il 27 aprile 1919 fu un episodio della reazione popolare contro il malcostume e la corruzione di cui l'on. Caso era espressione. Tommaso Fiore aveva già descritto i fatti di Altamura in un articolo che apparve sull' Unità di Salvemini il 17 luglio del 1919 e che è stato ripubblicato nella raccolta di scritti L'incendio al municipio, a cura di Vittore Fiore e con prefazione di Gaetano Arfè, pubblicata dall'edizione socialista Lacaita nel 1967.
Quando Tommaso Fiore mandò la prima redazione dell'articolo al direttore dell'Unità salvemeniana, costui gli scrisse: «Caro Fiore, il tuo articolo ci procurerebbe centinaia di querele per diflamazione; i magistrati riceverebbero l'ordine di mandarci all'ergastolo. Bisogna dunque procedere con prudenza e non cadere nelle imboscate››. Gaetano Salvemini concludeva la sua lunga lettera consigliando Tommaso Fiore di consultarsi con il grande geografo meridionalista Maranelli e con il grande storico dell'economia socialista Gino Luzzatto, perchè temeva un grosso processo a loro danno.
Quello descritto non fu naturalmente il solo arresto di Tommaso Fiore. Egli venne arrestato a Cagnano Varano, in provincia di Foggia, quando la Gibson attentò a Mussolini e successivamente - come è noto nel 1942 e nel 1943.
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Dopo cinque lustri
Colloqui con Gobetti
di Tommaso Fiore
Piero Gobetti visto da Felice Casorati
Ci pieghiamo con tremebonda commozione verso la tomba di questo giovine apertasi il 15 febbraio '26, e grazie siano rese a Paolo Spriano, che ne ha saputo scegliere il pensiero più vivo
in questa «Coscienza liberale e classe operaia», Einaudi 1951. Con la sua prefazione si può anche consentire, salvo che nessuno di noi, collaboratori del piemontese, si è mai accorto di un Gobettí conservatore (p. 18).
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Il liberalismo di Croce è una visione totale del mondo, non un partito
di Elio Cappucci
BENEDETTO CROCE, RITRATTO DA TULLIO PERICOLI, 2006
In Elementi di politica, nel 1925, Benedetto Croce scriveva che la modesta attenzione da lui riservata fino a quel momento alla concezione liberale aveva certamente creato disorientamento fra i suoi lettori.
È infatti a partire da quegli anni, da quando cioè avvertì l’esigenza di condannare il carattere totalitario del fascismo, che Croce elaborò la sua visione del liberalismo, inteso come una visione totale del mondo e della realtà. Come è stato rilevato da Giovanni Sartori, una teoria metapolitica della libertà non è però di per sé una teoria del liberalismo, perché quando la libertà stessa diviene un principio universale ci si può trovare di fronte a un concetto indistinto.
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Il carteggio tra il meridionalista altamurano e l'illustre medico e politico
di Domenico Di Nuovo
Nicola Damiani, foto Foto Archivio Damiani, Fondazione Di Vagno
Benché incomparabili con le Lettere pugliesi confluite in un Popolo di Formiche, le sei missive indirizzate da Tommaso Fiore a Nicola Damiani serbano un pregnante significato giacché attestano dei contatti politici ed amichevoli allacciati con una delle personalità più in vista del meridionalismo e cattolicesimo democratico della Terra di Bari, e non solo.