“La mia felicità è una lettera di Epicuro”
L’editore che dorme nel sacco a pelo e sforna bestseller «senza prezzo» festeggia i primi quarant’anni di Stampa Alternativa nel castello di Belgioioso
«Appuntamento al bar del binario 26. Il più economico di tutta la Stazione Termini», aggiunge la calda voce di Marcello Baraghini, editore-gran terrore di librai, edicolanti e punti vendita di tomi e affini. Già, proprio così: il creatore di «Stampa alternativa», che gira con il suo ufficio itinerante tutto contenuto in uno zaino grigioverde e che, quando lascia la casa di Pitigliano, dorme nel sacco a pelo, tra i vagoni in sosta («La stazione di Bologna è la più comoda, anche se i bagni vengono chiusi alle dieci di sera») oppure sui regionali che percorrono quasi a passo d'uomo la dorsale della penisola, con le sue invenzioni e le sue innovazioni ha rivoluzionato il mercato del libro.
La sua creatura più famosa è la celebre collana Millelire (11x15, al massimo 50 pagine) di cui ha venduto più di 20 milioni di copie. Adesso festeggia i primi 40 anni di «Stampa alternativa» al Castello di Belgioioso, in occasione della mostra mercato «Parole nel tempo» (25 e 26 settembre 2010). Qui sono esposti gli originali delle sue provocazioni di carta, come il Manuale per la coltivazione della marijuana ciclostilato del 1970, per cui venne denunciato e poi assolto, oppure Maremma avvelenata che aveva accusato l'Eni, tra molte polemiche, di strage ambientale.
Accanto alla tazza del cappuccino l'editore itinerante sfodera cataloghi, progetti di pubblicazioni come Il libro melo faccio io, manuale per autoeditare i propri manoscritti nella maniera più economica, sia on line che su carta, oppure il più tradizionale Lettere dal fronte di soldati di entrambe le guerre mondiali. La collana chiamata «Sconcerto», i «Millelire» - dove il minuscolo Lettera sulla felicità di Epicuro ha raggiunto i due milioni di copie -, i «Bianciardini», piccoli opuscoli di letteratura impegnata, ispirati a Luciano Bianciardi e alla sua critica al «regime culturale», venduti alla cifra simbolica di un centesimo di euro, il sito «Riaprire il fuoco.org», sono i suoi «figli» ribelli, dotati di voce sempreforte e sempre «contro».
Quarant’anni fa... «Stampa Alternativa era nata nel 1970 sul modello di quanto avveniva nel mondo anglosassone, per offrire manuali di controinformazione su tematiche fino ad allora ignorate, sessualità, droghe, energie rinnovabili, viaggi in India. Gli opuscoli vennero messi in vendita al prezzo politico di 300-500 lire. Fu veramente uncolpo gobbo per i librai, lo capisco, però ci voleva. Ora è venuto il momento di ricominciare. Per questo conto dopo Belgioioso di viaggiare per tutto lo Stivale, per monitorare la situazione, tastare il polso ai lettori. E' morta la finanza, il capitalismo, il comunismo: siamo di fronte a una nuova stagione di rivalsa con la gente desiderosa di leggere il dissenso, il non conformismo, la rivolta».
Una lettura ispiratrice? «La non lettura, e la voglia di avere libri, visto che nel mio tinello di volumi non ce n'erano. Nella campagna di Ranchio, nel Cesenate si pregava molto e si leggeva niente. Mia madre era religiosissima e mio padre era un ex fascista che era andato volontario nella guerra di Spagna. Il clima era irrespirabile. Scappai che ero ancora minorenne, con la mamma che gridava: “Mi farai morire”. Avrei dovuto denunciarla per falso in atto pubblico… è vissuta benissimo fino a90 anni». Da qui nasce il libro da lei pubblicato «Contro la famiglia - Manuale di autodifesa dei minorenni», sessantamila copie, tante denunce (in tutto ne ha avute 137) e un processo che la costringe alla latitanza? «Sono un uomo fortunato e felice, ho potuto trasformare in libri le mie rabbie e le mie indignazioni. Ma andiamo con ordine. Mene vado dal paesello e non mi dò alla macchia ma al marciapiede».
Un ragazzo da marciapiede? «Mi faccio crescere i capelli, approdo alla scalinata di piazza di Spagna, con gli altri fricchettoni o figli dei fiori, come ci chiamavano, e non mi nego niente: sbronze, lsd, hashish e la marijuana, da cui nasce il manuale che ho editato. Viaggio in autostop e nello zaino c'è On the road di Jack Kerouac eLo straniero di Albert Camus, Le anime morte di Gogol e le opere di Dostoevskij: nelle loro pagine mi pare di incontrare un pezzo della mia vita, il mioinferno». Nel corso degli Anni Sessanta lei approda alle battaglie civili e nel 1963 è, insieme a Marco Pannella, tra i fondatori della Lid, la Lega italiana per il divorzio. A ispirarla? «Di giorno frequento i ragazzi beat, la notte vado a dormire a via XXIV Maggio, a pochi passi dal Quirinale, dove c'è la sede del Partito radicale. Faceva veramente uno strano effetto vedere personaggi della buona borghesia - l'ingegnere Sergio Stanzani, l'avvocato Franco De Cataldo, il germanista Aloisio Rendi, lo scrittore Angiolo Bandinelli - gomito a gomito con noi hippy. Con quelli che i servizi d'ordine dei concerti - dove cercavamo di attuare lo sfondamento dei cancelli - chiamavano “froci, drogati, macrobiotici”: quest'ultimo attributo dal titolo di un libro da me pubblicato. Oltre ai radicali frequentavo anche gli psiuppini, tra cui c'erano Lelio Basso, Vittorio Foa, Lucio Libertini, Emilio Lussu e altri. A queste riunioni mi annoiavo molto. Ascoltavo discorsi molto critici e polemici su Marco Pannella. Decido così che è il momento di metterlo al corrente e vado in sede. Mi apre Pannella in persona, alto, bellissimo con la chioma folta e scompigliata, la luce che entra dalle finestre lo illumina, è un'icona, un dio. Fu un vero, travolgente innamoramento, anche fisico. Lui era in attesa di un taxi che avrebbe dovuto portarlo all'aeroporto per prendere un aereo per Parigi. Lo rimanda indietro. Il volo può aspettare. In letteratura e musica avevamo però gusti diversi, lui mi consigliava François Mauriac che mi faceva sbadigliare e Charles Aznavour, mentre io ero per il rock duro». Altri suoi iniziatori alla vita letteraria? «Prima di Stampa Alternativa, nel 1969, faccio il correttore di bozze all'Avanti!, dove i tipografi sono in gran parte militanti socialisti. Indossiamo camici neri, lavoriamo fino a notte inoltrata e, tra una pausa e l'altra, chiacchieriamo emi spingono a leggere i classici, le opere di Marx. Maancora prima mi avevano affascinato I padroni del vapore di Ernesto Rossi e Il Mondo di Mario Pannunzio. Nella redazione di questo giornale facevo il facchino, spostavo pacchi. Scoprendocome si diventa giornalisti: Pannunzio era severissimo, gridava, s'indignava, costringeva firme diventate poi molto famose a riscrivere tre-quattro volte i loro pezzi. Qualcuno per lo stress - come Andrea Barbato che in tutto pubblicherà solo quattro articoli sul Mondo - l'ho visto persino sciogliersi in lacrime».
Suoi modelli di editoria? «Prima di pubblicare un libro mi rivolgo mentalmente a Bianciardi: “Ma tu lo faresti?”. Era un grande consulente editoriale. Si dice che Giangiacomo Feltrinelli - che arrivava in redazione come un vero dandy - impellicciato e profumato, l'abbia mandato via in malo modo. Luciano per dispetto si mise addosso il giubbotto peloso di Giangiacomo e imboccò la porta. Alcolista, morì a soli 47 anni. E poi c'è Angelo Fortunato Formiggini che, a seguito dell'emanazione delle leggi razziali, si buttò dalla torre del Duomo di Modena, ma prima aveva dato vita a collane memorabili come “I classici del ridere” che fu, secondo la sua definizione, “er mejo fico der mio bigonzo”; c'erano la Prima giornata del Decameron, il Satyricon di Petronio, il Gargantua di Rabelais».
Scrittori italiani preferiti? «Sono una mia scoperta tarda. Mi attraggono Calvino, Volponi, Morante, Landolfi e poi Sciascia. Privi di sangue, invece, solo assoggettati alle regole del marketing, Ammaniti, Tiziano Scarpa, da me soprannominato il Ciabatta, la Avallone: sono le anime morte della letteratura. Niente a che vedere con testi che oggi mi piace leggere. Come Volvo di Erlend Loe. Non posso spendere ma un lusso ogni tanto me lo concedo, 13 euro».
La Stampa 25 settembre 2010