Trentasei anni fa la strage di Bologna eseguita dai fascisti. Ancora non è stata fatta luce sui mandanti
di Libero Mancuso
Trentasei anni, sono trascorsi dal giorno della strage più cruenta vissuta dal nostro paese nel dopoguerra. Qui, a Bologna, esempio di buona amministrazione, di partecipazione civica, simbolo e vanto per decenni del più forte partito comunista d’Occidente.
Trentasei anni, che non sono serviti a ridurre la forte emozione che si rinnova ogni anno, lì, sotto la stazione centrale, dove un orologio è fermo alle 10 e 25, l’ora dell’eccidio. Una manifestazione di popolo che arriva da ogni parte del mondo, attenta, commossa, carica di tensione civile, partecipe della più grande celebrazione della memoria antifascista, a ricordo di quel mostro annidato dentro e fuori le istituzioni repubblicane, che ha praticato per anni il ricorso alla strategia della tensione, degli opposti estremismi, delle stragi per ingessare, per circa mezzo secolo, il potere nel paese.
Trentasei anni, durante i quali mai si è attenuata l’offensiva contro la verità processuale, una verità certificata da plurime sentenze di condanna definitive, anche a sezioni unite della nostra corte di cassazione, massima espressione della giurisdizione. Inganni, false piste, tentativi reiterati, praticati ancora oggi, di inquinare la verità, iniziati nell’immediatezza della strage, e forse ancora prima, non sono mai stati abbandonati nel corso di questi tre decenni, che hanno visto all’opera vertici di delicati apparati dello Stato, neofascisti militanti, esponenti di primo piano di quell’intreccio di interessi illeciti di poteri occulti e palesi, da troppo tempo alla guida dell’Italia, e per inquinare la coscienza democratica del nostro popolo.
Trentasei’anni, ma ancora non è stata fatta luce completa sui mandanti della strage, finora tenuti al riparo dai giudici attraverso le trame intossicanti di falsi servitori dello Stato ed effettivi servitori di trame piduiste.
* Tratto da "Strage" di Loriano Machiavelli.