Il Carteggio tra Fiore e Dolci, un pezzo di Novecento nelle parole di due sognatori
di 𝐌𝐚𝐮𝐫𝐨 𝐌𝐚𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢
Nel libro curato da Giuseppe Dambrosio è raccolto lo scambio di lettere tra i due intellettuali che dal 1953 e il 1970 condivisero una battaglia contro le disuguaglianze nel Meridione. L’opera offre uno spaccato su difficoltà e speranze di un’Italia in bilico.In un'epoca in cui i contatti umani si sono ormai ridotti a messaggi istantanei e e-mail, ci appare sempre più raro imbattersi in un carteggio che duri anni, capace di intrecciare vita, battaglie civili e riflessioni intime. È il caso del lungo scambio epistolare tra Tommaso Fiore, intellettuale meridionalista, e Danilo Dolci, attivista e precursore della non violenza in Italia. Tra il 1953 e il 1970, le lettere che si sono scambiati questi due uomini, impegnati nel cambiamento delle condizioni degli ultimi e dei deboli, raccontano non solo una storia di lotta sociale, ma anche di un'amicizia che ha attraversato momenti cruciali della storia del nostro paese.
𝐎𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚
La corrispondenza tra Fiore e Dolci, arricchita dalla cura attenta di Giuseppe Dambrosio e dalle testimonianze di Teresa Fiore e Amico Dolci, emerge come uno strumento di profonda analisi
delle dinamiche sociali, politiche e morali. Fiore, all'epoca settantenne, e Dolci, trentenne, si sono incontrati per la prima volta grazie alla mediazione di Aldo Capitini, filosofo e pioniere del movimento non violento. Da quel momento, la loro relazione epistolare si è evoluta, passando da una formalità iniziale a una franchezza confidenziale che rivela la loro passione comune per la giustizia sociale. Le lettere non si limitano ad analizzare la situazione del Sud, ma rivelano anche le lotte interiori, i dubbi, e le speranze di due uomini che cecavano di cambiare il volto dell'Italia, una terra dilaniata dalle disuguaglianze e dalla mafia. Il carteggio diventa un vero e proprio osservatorio delle difficoltà morali e politiche del tempo, ma anche un luogo dove l’amicizia tra i due si consolida, trovando nelle battaglie condivise la forza per continuare.
𝐍𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚
Nel novembre del 1955 Fiore si trova in Sicilia, dove visita Dolci a Trappeto, una delle località più povere dell’isola, da anni abbandonata dallo Stato e preda delle mafie. La sua visita è carica di significato. Fiore scrive di essersi sentito “come briaco" dopo l'incontro con Dolci, segnato dalla forza della causa e dalle difficoltà quotidiane della gente che il giovane attivista stava cercando di sollevare. Il punto di svolta del loro impegno comune si ha quando, nel febbraio del 1956, Dolci e altri sindacalisti vengono arrestati per aver organizzato lo sciopero alla rovescia, una protesta non violenta che mirava a sensibilizzare l'opinione pubblica sulle condizioni di vita dei contadini siciliani. In quell’oc-casione Fiore è in prima linea nel Comitato Nazionale di solidarietà Danilo Dolci, impegnandosi a denunciare pubblica-mente l'ingiustizia. Il suo intervento in un'assemblea gremita a Palermo diventa un atto politico forte, ma anche un appello alla coscienza di tutti gli italiani: «Questa non è questione politica, ma questione della vita e dell’avvenire del nostro paese», dirà Fiore, marcando l’importanza di lottare per un Italia più giusta e democratica.
𝐍𝐞𝐥 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐍𝐨𝐯𝐞𝐜𝐞𝐧𝐭𝐨
Le lettere tra Tommaso Fiore e Danilo Dolci ci restituiscono non solo il ritratto di due gradi uomini del Novecento, ma anche il racconto di un’Italia che stava cercando di farsi strada tra i tumulti, della Guerra Fredda e le contraddizioni del boom economico. Le loro parole ci arrivano come una testimonianza di un pensiero critico e di una azione civile che si sono fatte strada
non senza difficoltà, in un'epoca segnata da violenze politiche, collusioni mafiose e disuguaglianze sociali! Dal convegno sulla "Piena Occupazione” di Palermo del 1957, al Congresso sulle condizioni igienico-sanitarie in Sicilia del 1960, fino al loro incontro di Ginevra nel 1959, le lettere raccontano di una battaglia costante per la dignità degli ultimi, contro le ingiustizie che affliggevano il Sud Italia. Ogni parola scritta è un pezzo della memoria storica di un Paese che, nonostante i progressi, portava ancora le cicatrici della povertà e della disuguaglianza. In un mondo in cui la comunicazione si è ridotta alla velocità di un clic, il carteggio tra Fiore e Dolci rappresenta un pezzo di storia da custodire, non solo come memoria del passato, ma anche come stimolo per le nuove generazioni a non dimenticare le battaglie civili che hanno plasmato quello che siamo.
La nostra democrazia
L' Edicola 7 marzo 2025