Puglia, mezzo milione di poveri
di Paolo Viotti
Sono le piaghe dell’abbandono scolastico e della grave deprivazione quelle che caratterizzano la Puglia, così come viene fotografata nel rapporto annuale dell’Istat, l’istituto nazionale di statistica. Non c’è da stare allegri visto che il “capitale umano”, soprattutto, in una maniera o nell’altra va a farsi benedire. E inoltre, non sembra facile invertire questa rotta. Quasi l’11 per cento — il10,7, esattamente — di chi abita da queste parti, non ha ciò che è necessario per vivere. Una situazione, questa, che coinvolge circa mezzo milione di persone, ormai sistemate più o meno in pianta stabile nell’anticamera della povertà. Quelli più colpiti sono gli anziani soli, chi ha famiglie contre o più figli o dove è presente un solo genitore.
C’è la nota dolente dell’istruzione.Il 23 per cento dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni nonha un diploma di scuola superiore:la percentuale è superioredi quattro punti a quella nazionale che tocca quota 18,8 edi nove punti rispetto alla media europea (14,4 per cento). Ancorché bisogna sottolineare,come fa l’Istat, che gli abbandoni scolastici prematuri continuano ad essere una spina nel fianco del sistema scolastico italiano, non esclusivamente pugliese.
Né le cose vanno meglio lungo il fronte universitario: le immatricolazioni calano, inesorabilmente.La Puglia, nel Sud, è quella messa peggio insieme con Campania e Sicilia. Non c’era da aspettarsi chissà quale performance se nelle classifiche internazionali figurano appena due atenei tricolore trale prime duecento posizioni.C’è anche il capitolo relativo alla spesa per ricerca e sviluppo: l’Ue fissa l’obiettivo al 3 percento del pil, l’Italia è a poco più della metà (1,53 per cento). Piemonte e Lazio non sfigurano, mentre tutte le regioni del Meridione con l’eccezione della Campania, arrancano. Ci sono in particolare, realtà come quelle lucana e sarda che vedono decrescere nel tempo le cosiddette risorse dedicate e c’è la positiva tendenza all’incremento della Calabria e in misura più contenuta della Puglia. Il quadro dipinto dall’istituto di statistica è a tinte fosche.
Non può essere diversamente giacché l’aria che tira nel Belpaese non è delle più salubri: un’economia retrocessa di dieci anni, “scollata” da quella del resto d’Europa e che ancora oggi stenta a riprendere il ritmo; un mercato del lavoro
fortemente compromesso, che vede gli anelli più deboli della società, donne e giovani, accusare più di ogni altro le
conseguenze della crisi economica; un risparmio eroso dall’inflazione e dalla perdita di potere d’acquisto.
La Repubblica Bari 24.05.2011