Quei tesori dispersi nelle ceneri da barbari senza spiritualità
di Tahar Ben Jelloun
Quei tesori dispersi nelle ceneri da barbari senza spiritualità di Tahar Ben Jellounin “la Repubblica” del 29 gennaio 2013Timbuctù è soprannominata "la Perla del Deserto", non perché splende sotto il sole, ma perché conserva un tesoro: migliaia di manoscritti in arabo, in peul e in altre lingue, testi di teologia, storia,geografia, botanica, astronomia, musica, poesia ecc. Migliaia di pagine scritte a mano, conservate inquella biblioteca che i barbari hanno appena dato alle fiamme. Le giudicavano "empie", dimenticandosi che l´età d´oro dell´Islam è stata coronata dall´esistenza di tesori culturali del genereche fanno parte del patrimonio dell´umanità. Fra questi libri ci sono dei diari intimi, scritti clandestinamente in un´epoca dov´era impossibile dire certe cose. Si dice che vi fosse un diario tenuto da una donna sposata a 15 anni a un vecchio impotente di 75, dove la ragazza raccontava il suo calvario. Altri libri fornivano la genealogia di certe famiglie, alcune di origini ebraiche che volevano tenerlo nascosto. Ma ora tutto, o quasi tutto, è stato inghiottito dalle fiamme, disperso nelle ceneri.
Da quando questi criminali, trafficanti di droga e corpi umani, si sono impadroniti di Timbuctù, non hanno fatto altro che distruggere. La distruzione è stata la loro unica parola d´ordine:distruggere e seminare il terrore. Più della metà dei 16 mausolei della città sono stati ridotti in polvere, senza parlare delle sepolture e delle tombe di santi musulmani. La distruzione di questo patrimonio è un attacco contro l´identità e la civiltà non solo dell´Africa e del mondo arabo, ma di tutta l´umanità.Fondata nell´undicesimo secolo dalle tribù tuareg, Timbuctù era diventata la città della memoria della cultura arabo-africana. E ora dei bruti ignoranti hanno devastato ogni cosa, perché la dottrina del wahhabismo (dal nome di tale Mohamed Abd el-Wahhab, teologo saudita del XVIII secolo) dichiara empi i mausolei, i santi e la pratica mistica. L´Islam di cui si parla in quella biblioteca è un Islam della spiritualità. Dopo la morte del profeta Maometto, si contrapposero due correnti che avevano opinioni diverse su come andasse interpretato e praticato l´Islam. La prima è la dottrina "letteralista", vale a dire quella che afferma che il Corano va preso alla lettera, senza interpretazioni,senza simbolismi: quando nel Corano si parla della "mano di Dio", i letteralisti sostengono che si tratta di una mano fisica. La seconda corrente è quella dei kharigiti che interpretano il Corano con i suoi simboli e le sue immagini e attribuiscono al testo una dimensione più ampia e più profonda.Sfortunatamente è stata la corrente letteralista, semplicistica e senza prospettive ad avere avuto la meglio. Oggi i salafiti si richiamano a quella corrente e vogliono il ritorno a un Islam immutabile, che pratichi una sharia senza giustizia e senza logica. Questa corrente è incoraggiata da Paesi che hanno adottato il wahhabismo, come l´Arabia Saudita.Partendo dal fatto che nell´Islam non esistono né gerarchie né intermediari fra Dio e il credente, il wahhabismo ha dichiarato blasfemi i santi e i mausolei eretti in loro memoria. È per questo che nel 1991, quando vennero privati della loro vittoria elettorale, gli islamisti algerini del Fronte islamico di salvezza sono partiti in guerra contro lo Stato e contro la tolleranza diffusa nel Paese verso i santi: è in Algeria che sono stati distrutti i primi mausolei. Anni dopo, nel marzo del 2001, i Taliban hanno fatto saltare in aria le gigantesche statue del Buddha, nella parte nordoccidentale della valle di Bamiyan, in Afghanistan, statue che si trovavano là da tredici secoli. E ora l´incendio appiccato alla biblioteca dei manoscritti di Timbuctù.
Questa barbarie che non risparmia né gli uomini né il patrimonio culturale si diffonde nel mondo. Oggi l´esercito francese è riuscito a entrare a Timbuctù. I barbari sono fuggiti, ma prima hanno avuto il tempo di dare alle fiamme un tesoro dell´umanità. E hanno dato alle fiamme anche l´IstitutoAhmed Baba, creato recentemente dai sudafricani. Hanno approfittato della loro sconfitta per distruggere case, picchiare a sangue gli abitanti della città che uscivano in strada per manifestare la loro gioia e il sollievo nel veder arrivare le truppe francesi. Così i criminali del Nord del Mali hannofirmato la loro sconfitta, con il diluvio e l´annientamento dello spirito dell´Islam, della sua spiritualità, della sua poesia, della sua bellezza. Di tutto questo a Timbuctù rimangono solo ceneri e famiglie terrorizzate dal regno dei barbari. (Traduzione di Fabio Galimberti)
La Repubblica, 29 gennaio 2013