Un esempio da ricordare e tramandare
di Giuseppe Dambrosio
Il 10 maggio 1799; alle ore 19.00, il Cardinale Fabrizio Ruffo entra in Altamura dopo un assedio di durato due giorni. Nella notizia ministeriale che il Cardinale invia dal quartiere generale di Altamura il 16 maggio 1799 si legge "Altamura quella forte e ben munita città, che credendosi insuperabile aveva disprezzati gl'inviti di dover ritornare all'ubbidienza del Re; malgrado la sua ostinata resistenza, fu nel giorno di venerdì prossimo scorso dieci andante maggio, mercè il valore delle invincibili nostre truppe, presa per assalto, e saccheggiata".
Si concludeva così l'esaltante ed intensa esperienza rivoluzionaria che aveva coinvolto una intera città che allora contava ben 17.000 abitanti. Tutte le classi sociali avevano dato il loro contributo alla costruzione di un modello di governo cittadino che si ispirava agli ideali della rivoluzione francese: la piccola borghesia molto attiva, i bracciali (i braccianti attuali) che versavano in condizioni di vita dignitose, il ceto medio (massari, bonatenenti, professionisti), la nobiltà altamurana non assenteista e dedita al commercio di cereali che prendevano la via di Napoli, il clero che si era schierato per la Repubblica. Altrettanto determinante fu l'entusiasmo degli studenti della fiorente Università degli Studi che, insieme ai loro docenti, di formazione laica, si sono battuti per un' Altamura libera e repubblicana.
Quei fatti, tramandati dai coevi e posteriori, non posssono essere smentiti o reinterpretati in un ottica revisionista. Qualche smemorato, di chiara e indubbia ispirazione filoborbonica, tenta di riaccreditare la figura del Cardinale Rosso (Ruffo) mettendo in cattiva luce coloro che si erano battuti per realizzare gli ideali di libertà, eguaglianza e libertà. Costoro meritano tutto il nostro rispetto e la nostra riconoscenza. Come scrisse Eleonora Fonseca Pimentel: " FORSE UN GIORNO GIOVERA' RICORDARE TUTTO QUESTO".