Ancora in aumento il gap tra il Mezzogiorno e l’Italia. L’Osservatorio Banche Imprese ha pubblicato il Rapporto sulle previsioni 2017-2020 del valore aggiunto e dell’occupazione per tutte le province italiane e per i comuni del Mezzogiorno, basate su una versione aggiornata del modello Todomundi (Top Down municipal domestic indicators). Il rapporto elaborato dall’Obi verrà presentato prossimamente con un evento previsto a Roma nella seconda settimana di novembre.
Le stime e le previsioni dell’Obi forniscono un quadro ricco di luci ed ombre (soprattutto per alcune zone e per taluni settori produttivi). Al di là di qualche temporaneo miglioramento, segnalato anche dalle ultime stime territoriali dell’I s t at per il 2015, e di alcune punte di eccellenza, gran parte del Mezzogiorno continua a perdere terreno rispetto alle altre macro-regioni. Rispetto al 2007 siamo lontani dal recuperare il terreno perduto, a differenza di quasi tutti gli altri paesi sviluppati. Le costruzioni vanno ancora male e continueranno a soffrire in assenza di «grandi opere» o di una campagna di miglioramento sismico e ambientale delle abitazioni. L'industria si sta riprendendo, ma non ha ancora recuperato i livelli pre-crisi. Si intravedono tuttavia alcuni segnali di ripresa soprattutto nei settori del Tac 3.0, rappresentato dal turismo, dalla filiera agroalimentare e da quella della cultura.
Per una risoluzione delle problematicità, l'Obi ribadisce la sua ricetta: uno sviluppo equilibrato tra i settori a livello locale (ovvero evitare la specializzazione spinta, che espone a rischi maggiori in caso di choc); puntare sul Tac 3.0; favorire la creazione di altri sentieri di sviluppo con opere infrastrutturali che fungano da aggregatore delle diverse attività; puntare su incentivi molto mirati e specifici, invece di disperdere risorse in interventi a pioggia che sono del tutto inefficaci. Gli aspetti fondamentali del rapporto possono essere riassunti nei seguenti punti: da qui al 2020 continuerà ad allargarsi il divario economico tra il Mezzogiorno ed il resto del Paese: nel Sud il Pil crescerà a ritmi dell’1% l’anno, contro una media nazionale di 1,5%, e l’occupazione solo dello 0,5%. Segnali di ripresa provengono soprattutto dai settori del Tac 3.0, rappresentati dal turismo, dalla filiera agroalimentare e da quella della cultura. In Italia le regioni complessivamente più dinamiche dovrebbero risultare il Lazio e le Marche (con una crescita media del Pil che sfiorerà il 2% annuo) e l’Emilia e Romagna (+1,7% l’an - no). Nel Sud la regione più dinamica sarà probabilmente la Sardegna (+1,2% in media), mentre Basilicata e Molise viaggeranno a tassi di crescita inferiori all’1%. Le zone a maggiore sviluppo nei prossimi anni saranno concentrate sul Tirreno centrale (con una appendice nel Nord della Sardegna) e nel Piemonte meridionale. Altri nuclei di crescita, ma piuttosto isolati, potrebbero svilupparsi nel Nord Est e nella Sicilia meridionale. Probabilmente non recupereranno i ritmi di crescita pre-crisi alcune zone interne dell’Abr uzzo e della Campania; la costa centro occidentale della Sardegna; la Sicilia centrale; alcune aree della Toscana e del Lazio meridionale; varie province del Nord-Ovest.