Tommaso Fiore condusse con determinazione la battaglia per la prosecuzione dei lavori dell’acquedotto pugliese nel territorio di Altamura.
Tommaso Fiore condusse con determinazione la battaglia per la prosecuzione dei lavori dell’acquedotto pugliese nel territorio di Altamura (allora era in costruzione il serbatoio sulla Murgia Sgolgore) e si rese promotore di un progetto riguardante l’irrigazione dell’Alta Puglia (l’odierna Alta Murgia), conscio delle notevoli implicazioni che ne sarebbero derivate per l’agricoltura.
Denunciò i ritardi delle passate amministrazioni che avevano privato la città di questo indispensabile servizio e interessò il senatore Melodia ed altri deputati perché si arrivasse ad una celere conclusione.
Rispetto all’irrigazione dell’Alta Murgia, il primo cittadino di Altamura fece pervenire ai sindaci della provincia di Bari e al Presidente della Provincia una lettera-circolare nella quale invitava gli altri comuni ad accantonare una somma, come aveva fatto il Comune di Altamura, per la costituzione ed il funzionamento di un “Ufficio Tecnico Intercomunale e Provinciale” che potesse studiare a fondo il problema. Il progetto fu affidato all’ingegner Alberto Bevilacqua Lazise di Matera che, prendendo le mosse dagli studi dell’ingegnere Gaetano Valente (noto professionista barese, consulente del Comizio Agrario di Bari ed Altamura), pose la sua attenzione al territorio dell’Alta Puglia e a quello altamurano in particolare, e all’ingegnere Vito De Nora, esperto del luogo, autore di uno studio sulle acque sorgive potenzialmente utilizzabili per il fabbisogno idrico della città di Altamura. I risultati raggiunti furono molto interessanti. Sfruttando la Piccola Irrigazione (le acque freatiche locali, quelle di rifiuto dell’acquedotto pugliese, le acque rinvenibili dai serbatoi a corona da costruirsi nei pantani e altre misure) si poteva offrire la possibilità ai contadini di allargare la superficie dei terreni irrigabili, dando così un notevole contributo all’economia delle aziende agricole.