Il contributo degli altamurani alla costruzione dell'Italia libera e democratica

di Giuseppe Dambrosio

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Nel 74esimo della Liberazione dal nazifascismo, festa della Repubblica,  è doveroso ricordare gli altamurani che diedero il loro contributo alla costruzione dell'ITALIA LIBERA E DEMOCRATICA: Paolo Casanova, Tommaso Fiore, Michele Cornacchia. Sante Cannito.

Paolo Casanova era nato ad Altamura il 14 novembre 1923. Aveva frequentato la scuola elementare dell’obbligo “IV Novembre”. Raggiunto il diploma, intraprese l’attività di fornaio nel forno di San Domenico gestito dal padre. Amava molto la lettura. Nei ritagli di tempo libero, divorava libri di ogni genere e specialmente religiosi. La sua famiglia professava la religione evangelica. A quindici anni frequentò il corso di marconista presso la G.I.L. di Altamura.  Nel marzo del 1943 viene chiamato alle armi con destinazione Verona presso la caserma “Lamarmora” nel primo battaglione Bersaglieri dell’armata “Ariete”. In questa città incontrò molti altamurani coi quali condivise un pezzo della sua storia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre iniziò la sua avventura prendendo contatto con il comando partigiano della Brigata “Verona” 1943, sollecitato dalla sua fidanzata Gianna, sorella di un partigiano. Il 12 settembre 1944, in seguito alla scoperta di una cassetta di munizioni pronta per essere trafugata, è tratto in arresto dalle SS tedesche. Venne processato l’11 gennaio 1945 dal Tribunale Militare tedesco di Verona, per appartenenza a banda armata partigiana e fornitura alla stessa di munizioni. Venne fucilato all’alba del 9 febbraio 1945 al poligono di tiro di Verona. Il 3 agosto 1945, dietro sollecitazione dei familiari del Casanova, un certo Ugo Leggiadro di Verona, compagno di cella scampato alla morte, inviò una lettera in cui si affermava: “Compagno di fede, trucidato per raggiungere la schiera degli eletti degli eroi. Il sangue non fu sparso invano, ma servì per dare forza a noi per proseguire il cammino”.

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1 lettera alla mamma casanova            

Tommaso Fiore ebbe un ruolo importante nella lotta contro il fascismo nell'Italia Meridionale. L'OVRA è un tiro a tre, un passo avanti verso la sua azione: un'epoca di Bari. Un forte gruppo di aderenti al movimento antifascista e di simpatizzanti con i quali Fiore era solito incontrarsi nella villa comunale, nella propria abitazione o nei locali della libreria Laterza. A molti di questi dibattiti partecipava anche Benedetto Croce. L'OVRA riesce a procurarsi alcuni manoscritti di Tommaso Fiore. Nei dattiloscritti sono riportati i postulati del movimento decisamente antimonarchici e orientati al raggiungimento di un regime di libertà. Il movimento si andava in varie città d'Italia negli ambienti intellettuali e studenteschi. In Puglia vestiti capo a Tommaso Fiore. Fu tratto in arresto il 7 aprile 1942 e ostinatamente negò di fronte alla commissione provinciale ogni addebito dichiarando che era epoca dedicata agli studi pubblicando un libro su che ebbe molto successo, mentre un altro sull'epoca di Tommaso era in corso di stampa. Dopo l'arresto la situazione familiare si aggravò ulteriormente: il 28 giugno 1942 il figlio Vittore, studente in giurisprudenza era detenuto nel carcere di Bari e nell'agosto successivo internato a Camerino.Tradotto al confino per motivi di saluto a Quadro (CH) nell'agosto 1942, chiese il trasferimento ad Orsogna nella stessa provincia per avere con sé i figli Graziano e Francesca, studenti del II Liceo, che con la ferrovia sangritana potrebbero continuare a frequentare il liceo a Lanciano.Sollecitato dai suoi familiari, il 29 ottobre 1942 Fiore presentò istanza per essere incluso nei confronti di clemenza in occasione della decennale del regime nella sede di avere sempre adempiuto al proprio dovere di diritto e di diritto con un grande atto di clemenza sovrana che lo ha restituito alla famiglia, alla scuola e agli studi e agli studi prediletti. Il sottoscritto Fiore è tratto in arresto il 7 aprile 1942, accusato di aver svolto attività in occasione della ventennale del fascismo, rientrando nei provvedimenti di clemenza.

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Michele Cornacchia era nato ad Altamura l'11 settembre 1919 da Nicola, coltivatore e impegnato nel partito di Pasquale Caso e da Vittoria Melodia. Il 20 marzo 1940 è chiamato alle armi nella 64ª Compagnia Genio Artieri, destinazione Torino I ° Genio. Dopo il giuramento, parte per il fronte francese sono soldato semplice e in seguito per quello jugoslavo. Il 10 aprile la sua compagnia fu aggregata alla Divisione Assietta. Fu trasferito sul confine francese a Claviere ai piedi dello Chaberton. Il 10 giugno 1940, dopo uno scontro con l'esercito francese, varcò il confine francese. Rientrato in Italia, si fermò a Villa Nevoso, dove trascorse un periodo di quarantena e nel 1942 partì per la Sicilia. L'armistizio dell'8 settembre lo sorprese in Piemonte e, sostenuto dal suo capitano Giacalone, sono tra i primi ad aderire al movimento partigiano come comandante di distaccamento del 12 brigata reggiseno, divisione Amendola, capeggiata dal colonnello Gancia, dal capitano della Rocca e dal maggiore Neri. Era il suo nome di battagliaNino . Gli eventi si svolgono nel cuneese a Fossano, Alba, Bra, Bene Vagenna, Carrù, Piozzo, Cherasco, Lequio, Narzole, Monchiero, Sommariva del Bosco, Clavesana, Mondovì. La sua base era posta a Costamagna e il comando era una Narzole. In un suo diario narra episodi che raccoglie azioni di rappresaglia contro fascisti e nazisti che richiedono il raccolto e il bestiame, attenti a strutture (ponti, stazioni) azioni volte ad appropriarsi armi e munizioni. Il 23 aprile 1945 tutte le formazioni partigiane piemontesi, inclusa quella guidata da Nino, si diedero appuntamento a Torino colomba a mano a due giorni casa per casa. Il 10 luglio 1945 fece il ritorno in Puglia.

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Sante Cannito, era nato il 28 giugno 1898 in un claustro del Centro Storico di Altamura. Aveva compiuto gli studi elementari con il maestro Cherubino Santoro in un paese che contava allora più dell’ottanta per cento di analfabeti. Partecipò al primo conflitto mondiale come combattente lungo le trincee del Friuli. Seguendo le orme del padre, emigrò negli Stai Uniti vivendo con trepidazione le vicende di Sacco e Vanzetti e così abbracciò l’anarchia.Poi il ritorno nella sua città dove iniziò la sua militanza, ricollegandosi all’esperienze libertarie, presenti in Altamura, dei circoli “Libero Pensiero” e “Leone Tolstoj”. Sotto il regime fascista e nella fase cruciale della liberazione, Sante Cannito fu sempre in prima linea. Così descrisse in suo scritto () quegli anni: “Il fascismo fu la fame per tutti i lavoratori” […] Ad Altamura pochi individui aderirono al fascismo, la classe lavoratrice era in genere ostile. I socialisti e gli anarchici ed alcuni esponenti conosciuti furono perseguitati. La polizia non passava che perquisiva le case private, mettendo tutto a soqquadro in cerca di cose inesistenti per mandarci in galera: gioco-forza che dalle proprie case si fece sparire ogni giornale e ogni libro. […] Tutti gli antifascisti avevano la tessera bollata con un dito nero, e sulla tessera era scritto “pericoloso in linea politica”, a qualche riottoso fu somministrato l’olio di ricino, chi non si levava un cappello al passare della squadra fascista con il fez nero in testa e camicia nera, riceveva manganellate. […] La classe padronale spadroneggiava, le giornate di lavoro venivano pagate a loro modo; chi si ribellava alle autorità veniva accusato di essere sovversivo, il concetto dell’“autorità” era in ogni situazione: dalla scuola a tutti i gradi della vita”.

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